Questione di un attimo…

Insieme ai docenti del Centro Nazionale di Formazione e Ricerca stiamo facendo un grande lavoro… un lavoro soprattutto di “demolizione”, si! Avete letto bene DEMOLIZIONE, demolizione di quel concetto di “Sensei” in voga negli anni 70/80 e, purtroppo, ancora presente in qualche docente più in la con gli anni.
Quelle persone, cioè, che non si sono adeguate al cambiamento sociale, ed al continuo “ringiovanimento” di chi approccia ai nostri corsi in palestra.
Se, in quegli anni, si “andava a far Karate” intorno ai 18 anni e oltre e le lezioni erano tutte improntate al “samuraismo” (passatemi il termine) più becero (quante “leggende” ho ascoltato in quegli anni) e diciamocelo pure, al machismo imperante oggi non è più possibile! Oggi abbiamo in palestra i ragazzi e le ragazze (dovrei dire ragazzini e ragazzine) anche a 4 anni; soggetti cui la personalità non è ancora formata e a cui noi, come docenti, contribuiamo e contribuiremo per tutto il resto della loro vita, perché dobbiamo sempre ricordarci che ogni parola ha un peso e che, questo peso, aumenta nel momento in cui a pronunciarle è qualcuno considerato “grande maestro” e che, ancora, questo peso diventa ancora più grande se, queste parole, vengono pronunciate davanti a una classe intera.
Nel mio piccolo, miro soprattutto alla costruzione di un autostima che permetta alla ragazza o al ragazzo di affrontare i piccoli, grandi problemi che la vita di tutti i giorni ci mette davanti, sono empatico con loro, li ascolto e non “minimizzo” mai anche se con la visione della mia esperienza i problemi sono di per sé “risibili”.
Non mi interessa, non mi è mai interessato, il “Campione” o la “Campionessa”, molto di più mi interessano ragazze e ragazzi che poi divengano uomini e donne che sappiano svolgere il loro ruolo nella società.
Un docente, un maestro lo è per sempre, non solo in quel periodo di tempo in cui si “convive” sullo stesso tatami o in una classe, il docente resta nel cuore e nella mente, sia positivamente o negativamente, per sempre.
Una parola detta oggi con leggerezza può essere una goccia che scava la roccia nel profondo se diventa l’ossessione di qualcuno.
Vi faccio un esempio personale: ai miei tempi (sigh!) alle elementari si faceva oltre alla lezione di religione (di solito col parroco del quartiere) anche quella di Canto, un’ora a settimana… ebbene in PRIMA ELEMENTARE quindi a sei anni circa già alla prima lezione la maestra si tappò le orecchie davanti alla mia performance dicendo “non ho mai sentito uno più stonato di così!” DAVANTI A TUTTA LA CLASSE, dopodiché, non contenta, decise che per la recita di natale la nostra classe avrebbe interpretato “Nella vecchia fattoria” e mi assegnò la parte DELL’ASINO!!! Ma ad una delle ultime provo si arrabbiò così tanto della mia interpretazione (forse, con il senno di poi, ero entrato in “contrasto” con la mia docente?) che mi tolse addirittura la parte e quindi alla recita io non mi esibii. Inutile dire che per tutto il corso delle elementari io non aprii più bocca e non osai più cantare, mai!
Poi, ebbi la fortuna, alle medie di trovare una professoressa di musica che aveva una grande capacità empatica che mi spiegò che comunque c’era una tecnica per poter migliorare, e che in ogni caso non tutti avevamo le stesse capacità canore ma che la musica, la sua storia, i suoi personaggi avrebbero arricchito la mia vita e mi coinvolse nella vita del gruppo come storico e ricercatore ed in Terza Media davanti a tutta la scuola riunita mi fece fare il relatore (… un destino precoce?) sulla sinfonia N. 8 “Incompiuta” di Franz Schubert, e, dopo il mio intervento, si alzò e disse “Questo è Fabio Tomei, 13 anni, e devo dire che non ho mai sentito parole più profonde e pertinenti di queste su Schubert e la sua opera”.
Beh! la mia autostima da quel giorno ebbe un’impennata pazzesca (e, devo dire, mai più scesa…) penso sia pleonastico dire quale delle due docenti sia rimasta positivamente impressa in me.
Tutto questo per dire quanto sia importante e delicata l’azione di un docente specialmente verso i più giovani.
Insieme al mio amico e socio Salvatore Rustici, stiamo facendo opera di mental coaching con molti gruppi di giovanissimi, non solo nel mondo del karate, e facciamo un lavoro lungo, certosino, di convincimento, di valorizzazione, perché non è facile confutare il pessimismo dei più giovani che si vedono quasi sempre come il brutto anatroccolo piuttosto che come il bellissimo Cigno e sappiamo invece che frasi tipo “E’ meglio che cambi sport” o “Inutile non sei capace” ci mettono un attimo a distruggere il lavoro di mesi, a volte definitivamente…
Molti, bontà loro, mi riconoscono grandi meriti nel lavoro con i giovanissimi, io, semplicemente entro in contatto con loro, non “monto” su nessun gradino e scranno che dir si voglia e sono molto “complice” con loro, nel filmato allegato vedrete una nostra dimostrazione, niente di pirotecnico o trascendentale anzi, usiamo il Pinan Nidan per esibirci, ma un grande coinvolgimento emotivo quello si, era la ricorrenza del primo memorial per Stella una nostra allieva di neanche 10 anni uccisa in un omicidio stradale, la storia ed il fatto aveva molto coinvolto i ragazzi e abbiamo passato un anno a cercare di “comprendere” un perché che, forse, non c’è ed abbiamo capito che anche all’apice del dolore “Panta rei” tutto scorre e che “il grande fiume della vita” come lo chiamava Eraclito non permette mai di fare la stessa esperienza né, tantomeno, di poterla modificare… Questo il messaggio che volevamo lanciare… molti di quei ragazzi in demo con me sono ancora con noi, qualcun altro no, qualcuno di quei ragazzi oggi è Campione Mondiale, qualcun altro no, ma quella emozione, quel giorno, quegli applausi e quel grido finale ci uniranno per tutta la vita!

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